JOURNEY TO DHAMMA

JOURNEY TO DHAMMA
In VIaggio lungo l'HIMALAYA e oltre alla scoperta Dell'agricoltura naturale e nomadica. Serching the nirvana of NO Time, NO Space! RICETTE, IMMAGINI E RACCONTI DAL MONDO!

martedì 28 ottobre 2008

il mercato in guatemala

bandierine blu e biancheuniscono le case su fili. e' la bandiera.sotto ci sono io di fianco a hope parcheggiata in un rigagnolo d'acqua. a lato affari simili ad ape piaggio scorrazzano passegeri nelle loro livree rosse ornate di cristi e pacchianate di ogni genere. un capanello di gente inizia a formarsi attorno a me. vogliono sapere la storia di ¨hope¨.arrivano i miei compagni. si parte. saluto la guardia col fucile a pompa ed entriamo in guatemala.
E´notte giovane quando ci fermiamo a nonsodove; la nebbia umida disegna atmosfera di racconti magici attorno a lampioni a palla che sovrastano una piazza piena di rifiuti del solito mercato giornaliero.la notte e' tinta di un nero scuro e c'e' sapore nell'aria.
Muretti arancioni di carote e cavoli verza grandi como teste accalcano muri gialli protetti da coperte come bimbi. persone orgogliose su ceste di cipolle siedono senza aspettare un alba troppo lontana per scambiare il loro oro; queel radici, quei frutti.
arrivati dalle valli circostanti per il mercato settimanale piu importante con camion sfasciati spinti da tradizioni e speranza pieni del solito carico di campesinos e patate sporchi di terra.
piove.
non faccio foto per paura di rubare dignita' da sguardi dietro sbadigli avvolti in cerate sotto sombreri bianchi. intorno case colorate dure e fragili come questi uomini e queste culture; la notte suona pensiero e silenzio di semplicita'; della vita di mercato con quel suo senso piu povero e forse piu' sincero.
scappo dalle strade battute del passaparola dei turisti facendo finat di non esserlo, mettendomi a tacere nascondendomi nella notte dentro al mio cappuccio per non disturbare chi non vuole.
Avvicino un vecchio e gli chiedo da dove viene, da quanti anni viene e come va il raccolto quest'anno.
mi dice molti anni; si accapparra sempre il solito pezzo di marciapiede. una volta al mese carica la famiglia coi sacchi.. E' momento di festa per i cinni che ancora non sanno cosa sono le rughe della preoccupazione ma sanno gia' bene il valore del lavoro.sacralita di un momento.scendere in citta' dove ti aspetta il dolcetto al carretto di legno di doña ofelia. 1 volta al mese vicino al lago atitlan in guatemala.

poi e' giorno.
meraviglia diversa e splendida in contrapposizione incredibile con la nostra societa di scatole,scatoline, bustine e lattine. frutti, galline e pulcini; tutto in ceste trasportate sulla testa.
schivo sdraiandomi su una bancarella di gamberetti e peperoncini incastrato tra donne con bimbi avvolti nella schiena un piccolo uomo che porta un quarto di mucca sulla schiena nella ressa madornale.qualcuno urla.
Penso alle nostre stupende tradizioni e non comparo; mi faccio un po triste a pensare alle gallerie al neon dei megamercati con negozi dai colori programmati da sociologi e ricerche, pieni di roba che arriva senza magia da paesi lontani e sfruttati per finire il piu delle volte in scaffali di inutilita'.
mi siedo su un gradino a scambiare sguardi e non giudico; non e' il momento. quanto si giudica sempre. quanto si confronta o paragona sempre.inevitabile, non voglio dire giusto; o sbagliato

quanti studi e persone e lavori e problemi ci sono legati a un inutilita' di pacchetti che contengono pacchetini che contengono sacchettini per arrivare a merendine fatte in provetta proveniente da pacchettini pure quelle. penso questo mentro scarto un tamales avvolto nella sua foglia di mais e scivolo nell'ombra tranquilla del mio hotel da 2 euro.
non facciamo morire le nostre tradizioni. non dimentichiamo i nostri mercati, i nostri vecchi saggi col bicchierino di rosso e le partite a carte. non facciamo morire la nostra terra e i nostri frutti.

jonny e il comitato anti mondo asettico
perche con i funghi si fa pure il buon gorgonzola.......
non facciamoci infinocchiare va la'...
alla prossima experience


il lago atitlan all'alba

venerdì 17 ottobre 2008

guatemala prima poi belize

di nuovo tempo e passato e mi ritrovo ora solo con 12 minuti in questo delirio di giornata che ci ha portato dalle piramidi maya immerse nella giungla di tikal a questo nuovo mondo chiamato belize
belize city e stato un folle momento che mi ha strappato dai colori del guatemala, tranquillo e adagiato nella sua cultura a un paese creato da stati, pirati, invasioni, commerci e schiavi portati dal nostro vecchio continente e dall'africa.
volti neri visti simili solo a foto viste del congo, a volte armate di fucili a pompa ai posto di polizia, poi rasta e bici e gangia. palazzi coloniali fatiscenti o distrutti, allagati dalla stagione delle pioggie e quasi iniziamo a pensare che ci sia in corso un uragano e non lo sappiamo.
ma continuiamo e veniamo assaliti da gente che vuole venderci e accoglierci. impazziamo e cerchiamo di scappare a una baracca che vende cibo. riso fagioli e pollo. ma non ci mollano. ingoiamo il cibo e scappiamo lungo la costa a pensare.
non sappiamo ancora dove andare. aspettiamo un contatto tramite il sito couchsurfing.com per vedere se qualcuno ci ospitera ma pare che dovremo trovare un hotel
mica economico come in guatemala qua
mah
l'idea che abbiamo in testa e un isola deserta o quasi. domani
intanto penso a un torrente che spazza i campi e le baracche al suo lato correndo verso il mare sotto un ponte che segna il confine fra due stati mentre mi ricorda che presto qua cambia tutto, che tra poco e tempo di partire, e ancopra sinceramente non so dove, non ho ancora un biglietto in mano. qualche idea vecchia e nuova dice new zealand. ma oh. il mio vecchio cuore viaggiante in questi momenti si fa debole quando vede lasciare compagni lungo la strada.
in belize piove e scende la notte ora. noi si fa un bel respiro e ci si butta dentro.
con il nostro carico di pensieri, speranze e amori.
jonny end

mercoledì 1 ottobre 2008

split board 4ªvulcano piu alto al mondo









Il picco di orizaba e' il vulcano piu alto del messico, nonche la terza vetta piu alta del nord america;segue solo il mote logan nello yukon e il denali in alaska. Le montagne portano sempre grandi insegnamenti ed emozioni soffiate su venti freddi che spazzano quelle nevi che sono tutt'altro che quella soffice polvere che piace tanto a noi freerider. ma l'elemento e`lo stesso e la sua magia non cambia. dura e fredda lastra che porta a scoprire la determinazione dei tuoi sogni.

Io e due fratelli ci siamo trovati li sotto lungo il cammino e abbiamo deciso di preparare una spedizione di amicizia umilta' e determinazione, dentro l'amicizia, la conoscenza e verso la vetta. Un viaggio oltreoceano inizia da poche cose: spegnere il cellulare, ultimo birrino e cose cosi'. una gran decisione che ti si legge nel volto quando stringi l'ultima mano e sali sull'aereo.non saprai mai dove ti portera' veramente. ci entri dentro come nell'abbraccio della donna che hai sempre sognato fino a quando ti ci abbandoni completamente, e quello che succede allora e' talmente pieno, vero che non puoi piu raccontarlo cosi'.posso solo scrivere che si chiama VITA e ve lo posso raccontare forse su un gradino sotto le luci gialle delle notti dei portici bolognesi con la nebbiolina che sale e la bottiglia di vino del contadino amico che si stappa.
Il caso, al quale non credo piu con quel valore che di solito ci si da cia ha pennellato la situazione ha perfezione, unendo tutti i contatti per arrivare a quella vetta dove ci siamo abbracciati e abbiamo pianto davanti ad un alba di mare di nuvole dove semplicemente il silenzio puo descrivere l'intensita`.
L'avvicinamento inizio nel delirio di citta del messico dove dopo problemi con la polizia che principalmente voleva vuotarci il portafoglio raggiungiamo tlachichuca in 9 ore facendo 200 km. queste sono le strade nazionali messicane. non mi perdo in descrizioni, ma vi dico di pensare a quei film che si vedono di follie stradali.
nella notte arriviamo quindi a casa di joaquin canchola, guida locale che offre vitto alloggio, info e attrezzatura per salire il vulcano; contatto avuto da un montanaro conosciuto a citta del messico che ci ha pure disegnato una mappa per l'ascesa del picco. unica informazione che abbiamo sulla via.

la mattina dopo preparati gli zaini partiamo quando iniziano a cadere le prime goccie d'acqua.
in taxi e sotto un acquazzone ormai battente raggiungiamo l'ultimo paese di 4 case e ci accampiamo tra asini e contadini per passare la prima notte e iniziare l'acclimatamento.siamo a 3700 metri a hidalgo.

abbiamo una tenda da 2 della quetcha e ci dormiamo in tre, abbiamo ghette per la neve fatte coi sacchi della spazzatura e picchetti da neve in caso di problemi sul ghiacciaio fatti a mano da fabbri ferrai ultra settantenni di citta del messico. sembra una spedizione della fortuna anni 50.

tutti vanno su in jeep, noi a piedi.

ci alziamo sotto la pioggia e prendiamo il sentiero. 15 km al rifugio. senza mappa sbagliamo strada un paio di volte e alle 5 dopo 7 ore di cammino siamo al rifugio. ancora nessuna vista del vulcano. il tempo e' orribile e fa freddo. la mia giacca economica decatlon che ha gia visto troppe migliaia di km e`fradicia e tento il rattoppo con ducktape scaldandola con un pentolino da campeggio.

siamo a 4200 metri.

mangiamo buste di riso al monosodio glutamatico, tanto in voga in messico e ci buttiamo sulle brande di legno del rifugio.

l'alba fu come una tazza di cioccolata calda dopo la tempesta.alle 7 il sole sorse sopra un tappeto di nuvole che copriva il mondo, fuori solo la collina con il nostro rifugio e in alto la vetta bianca.presto tutto fuori al sole ad asciugare colazione provviste essenziali e partiamo verso il campo alto alla base della sessione chiamata il labirinto; 200 metri di ascesa su roccia e neve prima del traverso e dell'attacco del ghiacciaio finale.studiamo il nostro disegno per tyrovare la linea di salita e saliamo affaticatti dall'altezza che avanza. alle 13 le nuvole avvolgono tutto e dobbiamo allestire veloci il campo a 4800 metri sotto una piccola tormenta di neve e acqua.tutto e' fradicio dobbiamo fare un mosaico di pietre all'interno della verana della tenda per salvare dal naufragio scarponi e giacche. e`un bordello e siamo pigiati in tenda con problemi di acclimatamento, puzza di piedi, problemi di intestino e mancanza d'ossigeno; anche perche la tenda era appunto da due.

la montagna non lascia intravedere niente oltre la nostra tenda e non abbiamo idea di dove diavolo sia la linea per uscire dal labirinto.

aspettiamo

al tramonto da dentro la tenda sentiamo silenzio.ci buttiamo fuori e il cielo ci lascia intravedere per 5 minuti la montagna.facciamo foto per studiare la salita recuperiamo acqua sciogliendo neve e a letto. la sveglia e`per l'1 di notte. bisogna salire e tornare prima che alle 13 la montagna venga avvolta dalle nubi.

l'emozione la fame il freddo e l'altezza ci fa dormire poco. siamo gia piu in alto del mpnte bianco e a un altezza dove di solito io volavo in aereo per saltare con un paracadute. ora ci sono in tenda.che ridere.

1 AM. 3 sveglie suonano. te caldo, muesli vestiti e siam fuori.
la luna non cè', e a riposarsi per iniziare la sua nuova fase.ottobre e' la luna piu bella. le stelle sono l'unica nota che mi scalda l'animo in questo momento.

si parte con ramponi e picozze seguendo la luce tonda delle frontali,il cammio risulta semplice ma ripido, troviamo alcune traccie delle cvecchie spedizioni e segnamo tutti i movimenti con bussola e altimetro in caso di ritorno con brutto tempo.

e' magico. tre amici soli a camminare nella notte sul fianco di questo colosso sacro per popolazioni antiche.

passiamo veloci il labirinto e continuiamo nel traverso verso la base del ghiacciaio.fino a che la vista e la sensazione fu abbastanza strana.

il buio era totale. a valle non si vedeva nessuna luce. davanti la luce della frontale illuminava un pendio bianco senza fine ne contorni che saliva ripido verso il cielo. 35 gradi o piu di pendenza. ci attacchiamo in concordata e iniziamo a slaire lentamente .e' il ghiacciaio finale. sono le 5

saliamo a fatica. a me il freddo inizia a dare problemi seri e voglio andare senza tante soste.pippo invece fa piu fatica e vuole fermarsi piu spesso.alessandro ha problemi di intestino e vuole arrivare su di corsa.ma siamo in cordata per la sicurezza della squadra e cerchiamo di

coordinarci.

il ghiacciaio e' veramente ripido e la determinazione va tenuta stretta nelle mani come la picozza che e' la cosa piu importante a quel momento.aspetto il momento del sorgere del sole come salvezza per i miei piedi che mi stanno dando seri problemi.infilo due buste di caldo caldo nei guanti che mi danno un po di sollievo. guardo dietro i miei compagni che sono su una parete di non so quante centinaia di metri che si apre su un pendio che porta a migliaia di metri piu a valle.

arriva l'alba e il cielo inizia a colorarsi di una riga arancio che ci fa vedere il nostro ghiacciaio e la salvezza dal freddo.

manca poco.20 passi 5 respirazioni di riposo, poi 10 passi per volta.vedo l'angolo che la salita forma con il piano. la cuffia mi si illumina dal sole che ci aspetta dall'altra parte del cratere.

siamo in vetta.

il fiato mi si rompe in una sorpresa incredibile; gli occhi mi si riempono di lacrime improvvisamente e il cuore mi si riempe di una di quelle sensazioni uniche, quelle dove solo il silenzio dell'aria rarefatta,che sussurra la sua bianca magia nelle orecchie di chi era li in quell'esatto momento,conosce il canto dell'anima del mondo.

siamo tutti in cima e ci abbracciamo piangendo insieme a 5600 metri.sotto solo un mare di nuvole e il sole che dipinge la sua danza salendo nel cielo.

solo 2 o 3 picchi bassi la sotto escono dalla coltre a 3500m delle nuvole

solo noi lassu.

poi ci potrebbero essere tante parole per descrivere, parlare ma mi trovo meglio nel silenzio di chiudere gli occhi e mandare il pensiero a quei momenti dove solo la natura parla. li c'e tutto senza quella confusione incompresa delle parole

1 ora in vetta e si va giu tranquilli. il sole scalda e tutto e' perfetto. scendiamo meta del ghiacciaio a mo di bob seduti sul culo frenando con la piccozza, e pure cosi ci mettiamo un'ora

alle 13 30 siamo al rifugio a 4200 cotti dal freddo, poi dal sole dei 5000 metri e dalla levataccia. e ora si mangia! aveamo lasciato una scorta di cibo per festeggiare al ritorno ma ce l'avevano rubata.solito riso all'msg (tossico, evitatelo)e a letto stracotti.il 6 giorno si scende. c'e il sole e ci mettiamo in marcia per queo circa 15 km verso hidalgo.

il picco di orizaba si mostra in tutta la sua bellezza per lasciarsi ammirare dal basso per la prima volta.

grazie

grazie montagna, bella e potente signora.

torniamo cosi alla civilta e a hidalgo recuperiamo un passaggio verso tlachichuca e il nostro amico joaquin.

scopriamo di una festa paesana quella notte e decidiamo di andare a festeggiare la riuscita della spedizione.

tutto ancora una volta ballando sul flusso di eventi che alcuni chiamerebbero caso aveva disegnato una storia splendida.

cosi scappando da ragazzini che indossavano tori in cartapesta che sparavano petardi sotto un cielo tinto da grezzi e meravigliosi fuochi artificiali finivamo quest'esperienza all'ombra di un vulcano maestoso co il cuore pieno pieno di vita e amore per questo tutto. senza scappare da niente ma seguendo il nostro cammino, ringraziando tutti quelli che invece stanno li da sempre, come joaquin, come il contadino che ci ha dato il formaggio di capra, permettendoci di essere qui dove siamo.

adelante companeros

ora jonny ha quasi finito tutti i soldi ma non credo che tornera a casa, la strada e`ancora troppo bella e c`e' del gas da aprire e correre verso nuove avventure

hasta pronto companeros

jonny avventura